Un libro da gustare con sapiente lentezza, da centellinare, magari in compagnia, per poterne apprezzare appieno la forza e la bellezza. Sette storie si presentano al lettore, diverse e distanti nel tempo e nello spazio, ma con un filo conduttore sempre più evidente: la Vita. La Vita che si dipana con fluidità nelle voci di personaggi semplici, portatori sani di uno sguardo sul mondo quotidiano e al contempo ricco di fascino. Hanno l’odore di serate invernali, queste storie, di legna di camino, di chiacchiere tra amici, di fumo diffuso di pipa, di leggende e memorie paesane, di un tempo perduto e reso attuale dalla maestria del narratore, che non rinuncia alla descrizione dell’animo umano con tratti che sfiorano la lirica. In primo piano ghigna il mistero, l’apparente inspiegabilità di alcuni avvenimenti. Sono fantasmi e vite passate, visioni fugaci e amori passionali e perduti. Ma poi chiara appare la vita: vita strappata e fuggita, vita che irrompe con genuina freschezza. Ecco allora la lentezza della lettura: per gustare gli echi, al di là della passione per l’ignoto, della profonda umanità dei gesti e dei personaggi che animano la narrazione, le cui sinuose architetture convolano ad una sentenza: c’è qualcosa di meglio di una vita vissuta: una vita raccontata. Perché in fondo l’autore vuole ricordarci che ci sono più cose in cielo e in terra di quanto ne sogni la filosofia.